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FUORI delle RIGHE

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INCONTRO DI EMMAUS


Il racconto dei discepoli di Emmaus, che l’evangelista Luca ci tramanda, è  molto suggestivo  perché ci trova estremamente coinvolti nella nostra realtà di gente sempre in cammino. Il mondo del viaggio porta con sé molte certezze e, nello stesso tempo dubbi, perplessità, incertezze, interrogativi, desideri.
Proviamo a rileggere insieme questo racconto.
In quella settimana, chi ha accompagnato Gesù a Gerusalemme, ha visto di tutto. Gesù è stato acclamato come un re e accolto in maniera trionfale; durante la cena per la pasqua ha rivelato il valore del servizio con la lavanda dei piedi, ha impegnato i suoi discepoli con il comandamento dell’amore, ha lasciato un segno della sua presenza spezzando il pane e versando del vino; poi è stato arrestato; ha sopportato tradimenti e rinnegamenti; è stato condannato a morte, su una croce, sepolto… . Tutto è finito.
Nel giro di una settimana s
ono sfumati progetti, speranze e illusioni… erano cresciute nei suoi discepoli in tre anni di sequela fedele e attenta. Tutto ciò che è stato fatto, per cui si sono impegnati, per cui hanno lasciato tutto il resto, per le quali hanno sudato, lottato e pianto, per le quali hanno anche rischiato, sono definitivamente sparite dietro quella grande pietra rotolata all’entrata di quel sepolcro nuovo, scavato nella roccia nel giardino vicino al Calvario.
Sembra di sentire la delusione e lo sbigottimento agitarsi nell’aria tra i discepoli… così i due, uno si chiamava Cleopa, decidono: “andiamo via… Basta, torniamo ad Emmaus!"; si ritrovano soli, abbandonati, sconfitti e decidono di abbandonare questa vicenda per tornare alla realtà di prima, al quotidiano di ogni giorno.
"… Gesù in persona si accostò e camminava con loro" (v. 15b) "… i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo" (v. 16) . è lui che prende l’iniziativa e si mette al loro fianco, si fa compagno di quella strada carica di perplessità e incertezze, si affianca in quella fase difficile del loro cammino. Si fa compagno delle loro delusioni, incomprensioni, incapacità di vedere. Si sentono feriti dentro, hanno la sensazione di essere ingannati. La storia che avevano vissuto sembra totalmente assurda e ne stavano fuggendo via. Si stavano chiudendo dentro quelle poche certezze che gli erano rimaste, avrebbero avuto bisogno di aprirsi, di sfogarsi.
Gesù si apre al dialogo, anzi, lo provoca. I discepoli avevano i loro progetti e le loro speranze; ritenevano che la liberazione fosse vicina e che Gesù fosse l’uomo giusto. Stava per iniziare una rivoluzione di popolo contro chi lo primeva, finalmente liberi di godere la propria prosperità economica. Invece Gesù è condannato a morte in croce, con i malfattori. Questo non rientra nei loro progetti.
Anche noi abbiamo desideri e progetti, tentiamo con tanta passione a realizzarli, ci mettiamo lacrime e sangue. Crediamo che sia la cosa giusta e andiamo dritti per la nostra strada… poi qualche cosa va storto, sembra che qualcuno ci metta il bastone tra le ruote ed insieme a desideri e progetti tutto il mondo ci crolla intorno. Non torna più nulla, si perde la bussola.
Il rischio è quello di vedere intorno solo avversari, di auto convincersi di non essere capiti, di chiudersi a riccio.
Ma non siamo soli: " ... Gesù in persona si accosta e cammina con noi".
Come ai discepoli di Emmaus non cambiano le cose, i fatti, le situazioni rimangono quelli, anche le delusioni le amarezze, gli insuccessi. Quello che cambia è la prospettiva, l’angolo di visuale: "Allora si aprirono loro gli occhi" (v. 31). Nel camminare con quello sconosciuto hanno dovuto prima aprirsi alla sua compagnia, poi al suo ascolto, al dialogo, poi all'ospitalità e alla tavola, alla condivisione, in ultimo gli si sono aperti gli occhi ad una visuale diversa, ad un progetto diverso, una prospettiva diversa.
Gesù si è fatto compagno di viaggio dei due discepoli non per semplice compagnia, per vuota solidarietà, per condoglianza (con-dolere, piangere insieme), per assecondare affettivamente delusioni o incomprensioni.
Mentre i discepoli parlano Gesù li ascolta e li fa parlare ed insieme spiega le Scritture, apre quei discepoli al progetto di Dio che è diverso dal nostro, più grande dei nostri pensieri e di cui noi facciamo parte, anche con le nostre delusioni e sacrifici.
Ceri non è facile aprirsi e abbandonarsi al progetto di Dio e al mistero che lo accompagna, da soli non siamo capaci di capire che possa essere più bello, più necessario, più entusiasmante per noi e più ricco di speranza.

Due atteggiamenti da imparare:
Gesù prende l'iniziativa dell'incontro, si fa prossimo, camminando con coloro che camminano. Ascolta e fa in modo che gli altri possano esprimere le proprie ansie e spiegarsi bene. Dà importanza alla libertà dei discepoli anche se scoraggiati e rinunciatari, li prende per quello che sono e li rispetta. Guarda nel loro animo e fa emergere tutto quanto c'è di vero e positivo. Gesù ci insegna l'accoglienza.
I discepoli accettano il viandante lo lasciano parlare, lo ascoltano e il loro ascolto si fa sempre più intenso e scoprono ciò che avevano bisogno di sentirsi ridire.
I due si aprono al colloquio, mostrano gli eventi della loro vita dal loro punto di vista, anche i più oscuri, per scoprire un modo nuovo e pieno di speranza di leggere gli stessi eventi.
Sembra che tutto ciò che pesava nel loro animo a poco a poco si sciolga. Così, arrivati a destinazione, con semplicità invitano quello sconosciuto: "Perché non ti fermi con noi?". I discepoli di Emmaus ci insegnano l'accoglienza.

In Cammino 2007-2